Soldato Mulo va alla guerra
La Grande Guerra fu una guerra di massa, che mobilitò nazioni e popoli. Più di 70 milioni di uomini vestirono la divisa e, ma per la movimentazione di reparti e materiali venne usato un notevolissimo numero di cavalli, muli, asini e buoi, perfino cammelli ed elefanti. Il rapporto che si instaurò tra uomo e animale non fu, in tutte e due le direzioni, senza conseguenze, perché gli animali non vennero mai considerati esclusivamente delle “armi”, e anzi la lunga, forzata coabitazione con i militari avvicinò gli uni agli altri, tutti drammaticamente uniti in un possibile destino di morte e sofferenza. Sono trascorsi cent’anni, ma sembra che le cose non siano cambiate di molto.
Il Comune di Tonco propone lo spettacolo del Teatro degli Acerbi “Soldato mulo va alla Guerra”, già rappresentato in cinque regioni del nord Italia in svariati festival e rassegne, con Massimo Barbero, testo e regia Patrizia Camatel. L’appuntamento è per domenica prossima 2 dicembre nel salone di Villa Toso alle 16.
“Abbiamo voluto proporre alla cittadinanza questo spettacolo per concludere le celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale iniziate lo scorso 4 novembre – commenta il sindaco di Tonco Cesare Fratini – Alla ricorrenza avevano partecipato numerosi gli alunni della scuola di Tonco recitando poesie sulla pace. A loro in modo particolare va il mio invito a partecipare allo spettacolo. La memoria va preservata. Lo spettacolo rientra nel progetto dell’amministrazione finanziato dalla Fondazione CR Asti “Partecipanziani” che ha come scopo quello di creare dei ponti e delle occasioni di dialogo e scambio intergenerazionale”.
Seguirà la rappresentazione un rinfresco offerto dal Gruppo Alpini di Tonco.
Lo spettacolo “Soldato mulo va alla Guerra”
Durante la Prima Guerra Mondiale accanto agli uomini ha combattuto un esercito di animali. Muli, asini, buoi, cani, cavalli, piccioni vennero utilizzati per le azioni belliche, per lo spostamento di reparti e materiali, per le comunicazioni e il sostentamento delle truppe. E le testimonianze degli uomini al fronte ci parlano anche di convivenze altrettanto strette, con gli animali, ma non altrettanto desiderabili: i topi che invadevano le trincee, pulci e pidocchi che infestavano le vesti e i giacigli.
La forzata coesistenza di animali di ogni genere con gli uomini avvicinò gli uni agli altri in una tragica fratellanza di fronte alla morte e alla sofferenza. Nel mondo straziato dalla guerra la bestialità è caratteristica degli uomini, abbrutiti dalla violenza, mentre gli animali al fronte, coprotagonisti di episodi tragici o inaspettatamente sentimentali, rimangono l’ultimo baluardo di umanità e vita.
Giuseppe Zabert, classe 1897, figlio di mezzadri, parte da Valfenera d’Asti – come altri dieci tra fratelli e cugini – per andare a servire la Patria al fronte. La cartolina di precetto lo raggiunge in seminario, ma nemmeno la vocazione al sacerdozio risparmia al giovane di obbedire alla chiamata alle armi: dovrà confrontarsi anche lui con la disciplina militare, con condizioni di vita estreme, con il costante pensiero di morire o di dover uccidere. Assegnato ad un reparto di artiglieria alpina, ha per compagna la mula Margherita, alter ego animale che stimola domande sull’obbedienza e sul coraggio, sulla capacità di sacrificio, sull’insensatezza delle guerre. Dov’è quel Dio, padre e onnipotente, che Giuseppe voleva servire per tutta la vita? Come continuare ad intravederlo in mezzo al continuo scempio di vite, al massacro delle creature, umane ed animali? E se l’uomo e l’umile mulo condividono la morte sui campi di battaglia, condivideranno pure la salvezza? Una riflessione che parte da un contesto storico preciso per approdare ad una prospettiva esistenziale e spirituale.